venerdì 30 luglio 2010

RISCRIVERE L’AUDIOGUIDA



Castel Thun rimarrà nella mia memoria come il primo lavoro in assoluto nel campo dell’allestimento museale. Come leggerete nel mio profilo vengo da una formazione prima teatrale e poi cinematografica. Mai avrei pensato che il mio primo contratto sarebbe stato in un campo diverso da questi! Invece adesso mi trovo qui, è una sfida, e sono pronto ad andare avanti…

Ma procediamo con ordine.

È fine febbraio 2010, sono arrivato in Asteria da meno di un mese e mi viene affidato un lavoro interessante: scrivere la sceneggiatura per un’audioguida. Non sarà una guida classica, di quelle ad una sola voce monocorde, che elenca freddamente i reperti delle varie stanze di un museo o di una galleria; la nostra sarà una guida a tre voci, una sorta di radiodramma con dei veri attori al posto degli speaker e con una trama che si dirama di stanza in stanza.

Partiamo dal museo: Castel Thun è tra i più bei castelli medievali del Trentino. È stato chiuso per anni e in Aprile assisteremo alla riapertura. La provincia autonoma di Trento ha fatto le cose in grande stile e, tra i mille progetti collegati con la sua nuova inaugurazione si è rivolta a noi, Asteria Multimedia, per un’audioguida che, al di fuori della sua funzione didattica, sappia conivolgere i visitatori trasportandoli in una dimensione quasi onirica, di voci provenienti dal passato storico del castello.

Incominciamo!

Al progetto lavoreremo io e Bob. Ci focalizziamo subito sulla prima questione: “Chi saranno i nostri tre personaggi?” Leggiamo un paio di libri sulla vita dei Thun, una delle più antiche famiglie nobiliari d’Europa e ci intriga particolarmente una raccolta di tutte le lettere inviate e ricevute da Matteo Thun, conte vissuto nell’arco del 1800.

Ecco il nostro protagonista! Dobbiamo far parlare voci del passato? Allora Matteo è il nostro uomo! Sappiamo in che modo scrive, i problemi economici che ha avuto, chi erano i suoi nemici e chi le persone amate.

Un fatto della vita di Matteo ci colpisce a fondo: avendo vissuto la crisi di metà Ottocento che ha colpito numerose famiglie nobiliari (le quali, aggiungo io, hanno capito finalmente che era ora di finirla di indossare abiti di seta e si son dovuti rimboccare le maniche per andare a vangare), Matteo si trova costretto a vendere gran parte dei suoi averi. Anselm Rotschild (sempre questi fottutissimi Rotschild!) è uno dei suoi più accaniti acquirenti. Quello che interessa a noi è uno scambio epistolare particolarmente sgradevole tra i due, in cui si evince che Matteo ha tentato di smazzare ad Anselm della merce non richiesta, facendo poi orecchie da mercante al dissenso di quest’ultimo, forse nella speranza di ricavarci qualche soldino in più.

Da lì facciamo un po’ lavorare la fantasia e immaginiamo la visita di un intermediario di Rotschild, tale Gustav Plach, che viene a castello con l’intento di dire al conte, una volta per tutte, che Anselm non è interessato a quella chincaglieria. Al posto di Matteo II però incontra un suo servitore, Francesco Dalmaso, che sta facendo visitare il castello ad una serie di nobili e di antiquari. Neanche a dirlo, questi ultimi sono rappresentati dai veri visitatori del castello, la gente che vaga nel museo.

Morale della favola: Plach scopre presto che il conte fa di tutto per non incontrarlo, fino all’ultima stanza in cui succederà qualcosa di pazzesco... che cosa? Non l’abbiamo mai scoperto!

Presentiamo il soggetto a Francesca, la nostra intermediaria con il Castello del Buonconsiglio (la committenza, insomma) e l’idea ci viene bocciata. Mobili in vendita, nobili in decadimento, pignoramenti, mutui, crisi… è troppo deprimente!
Poco male: dopo soli dieci minuti di horror vacui, Bob ed io abbiamo già pronta una nuova traccia. Spulciando sul solito tomo di epistole troviamo una lettera meno drammatica relativa agli ultimi anni della vita del conte. Bisogna sapere che questo povero cristo, a costo di non lavorare ha veramente venduto l’impossibile, compreso palazzo Thun, la storica dimora di famiglia. Ma al castello non ha mai rinunciato! Una forma di amore viscerale per il vero simbolo della dinastia Thun lo ha dissuaso dal privarsi di quel bellissimo castello situato nella val di Non. Negli ultimi anni della sua vita Matteo riceve il dipinto di una giovane pittrice, tale Adriana Ciani, in cui è ritratto il suo castello copiato da un’incisione. Alla vista del ritratto va in estasi e invita, tramite lettera, la fanciulla ad una visita alla sua fortezza.

Noi ci siamo semplicemente immaginati questa visita, aggiungendo solamente un po’ di fantasia per disegnare una storia che coinvolga i visitatori di stanza in stanza: durante la visita Adriana perde di vista il conte Matteo e viene aiutata da un anziana servitrice, che fa le veci del conte dimostrando un’ottima conoscenza dell’abitazione. Nell’ultima stanza la ragazza ritrova Matteo Thun e riconosce, ritratta in un quadro, la donna che l’ha accompagnata: Violante Martinengo Cesaresco Thun, la madre del conte. Ma la donna, al tempo della visita di Adriana è già defunta da anni… chi era dunque quell’anziana signora? Forse un fantasma? Il dilemma rimane aperto.

Questa volta Francesca approva il progetto, chiedendoci però di non calcare troppo la mano sul “fantasma” e finalmente possiamo iniziare a scrivere. Nell’arco di un mese la sceneggiatura è pronta ed iniziamo il casting degli attori.

Altra fase molto interessante e più vicina ai miei lavori del passato. Come cavolo farò a trovare degli attori in trentino dopo solo un mese che son qui? Tra l’altro Matteo Thun, al momento in cui si svolgono i fatti ha ottant’anni. Dove diavolo lo trovo un’attore di quell’età, disposto a partecipare a questo progetto? Mistero. Per fortuna la gentilissima Sara mi procura il contatto di un regista di una piccola compagnia amatoriale, tale Alberto, che mi invita a Predazzo per vedere uno spettacolo del suo gruppo, ispirato al musical Sacco e Vanzetti.

Prendo la macchina aziendale, una opel grigia diesel, scassona ma rombante, e parto in perlustrazione del Trentino con a fianco un tragitto stampato da Google Maps. Dio bono! Predazzo è molto più lontano e nascosto di quello che immaginavo… salgo e scendo per valli, nascosto dalla notte. Giro a destra, a sinistra, chiedo infoermazioni, mi perdo più volte; ma sapendo di non contare sul mio senso dell’orientamento sono partito con tre ore di anticipo e arrivo puntuale.

Devo essere sincero: venendo da Roma e prima ancora da Milano, mi aspettavo che lo spettacolo non fosse niente di che, rispetto al canone a cui sono abituato… e invece mi devo subito ricredere. La qualità della messinscena è buona e mi colpiscono soprattutto due attori con la voce perfetta per il ruolo del conte e un’attrice che è ha il timbro che avevo immaginato per interpretare l’anziana signora. Torno a Trento soddisfatto e pronto ad iniziare il mio primo casting della provincia autonoma.

Ahimè non potrò assistere al primo giorno di provini! Sono a Torino per un altro museo che stiamo curando, il museo dell’automobile di Torino, architetto François Confino, e devo lasciare Bob da solo.

Il giorno dopo sento le voci degli attori registrate durante il casting. Come era già successo a teatro mi colpisce molto il tono da fiaba di un vecchio, Bruno, che sembra perfetto per la parte. Avevo paura di non trovare un attore di 80 anni e incappo in uno che ha già compiuto i 90!

Anche per il Ruolo di Adriana Ciani mi sembra che siamo a buon punto: Cinzia, attrice trentina, ha la voce morbida che si adatta bene al nostro personaggio. Adesso ci manca solo l’anziana servitrice, alias madre del conte.

Secondo giorno di casting: questa volta ci sono anche io. Insieme a Bob assistiamo all’ottimo provino di quell’attrice vista a Predazzo, Giuliana. È una signora molto simpatica, che di primo acchito diresti troppo giovane per il ruolo che stiamo cercando, ma ha un’affascinante voce gutturale, impreziosita, come lei stessa afferma, da troppe sigarette.

Benissimo: il casting è al completo.

Due soli giorni di registrazione, con un eventuale terzo di recupero. La sala di incisione si chiama Screen Studio e mi fa pensare alle botteghe di facciata durante i tempi del proibizionismo. Ad un’occhiata superficiale sembra un semplice negozio di computer Apple, ma osservando bene si scopre che è dotato di una cantina attrezzata con un’ottima sala di registrazione, in cui si possono isolare due voci in diverse salette insonorizzate. Per fortuna i nostri tre attori non recitano mai tutti e tre insieme, così iniziamo il primo giorno con tutte le scene in cui ci sono le due fanciulle.

La mia paura che il tempo non sia sufficiente scema nell’arco della prima ora di registrazione e scompare del tutto quando mi accorgo che, dopo appena due ore e mezzo abbiamo terminato. Giuliana è simpatica e vitale. Ci racconta di un paio di aneddoti su Bruno degni di nota.

Uno su tutti: nonostante i suoi novant’anni Bruno è ancora considerato un latin lover. Dice sempre che sulla tomba vorrà, scritta in dialetto, una frase incentrata sul gentil sesso che è talmente scurrile da non poter nemmeno essere riportata in questo “castissimo” blog. Vi basti pensare ad una volgarità a sfondo erotico, moltiplicarla al cubo e poi limarla con un po’ di ironia. Scrivete il risultato come commento al blog, vi dirò se ci siete andati vicino o se siete dei pivelli nei confronti di quel nonnetto spaziale.

E Che nonno! Ci arriva il giorno dopo in studio, a piedi, dall’altra parte di Trento. Scavalca, senza nemmeno sostenersi, una catena alta 50 centimetri che Roberto dello screen studio tiene tirata davanti al negozio, poiché la mattina è chiuso al commercio.

Una volta iniziato il lavoro, fila veloce come un razzo e passa ogni momento di pausa a fare il cascamorto con Cinzia. Ma con un’eleganza da gran signore, un’eleganza che presuppone, penso io, un passato frastagliato di donne e di amori.

Il lavoro è finito. Le registrazioni passano in mano a Bob, che deve realizzare un sound design suggestivo, completo di passi fruscii, musiche e respiri. È così puntiglioso e professionista nel suo lavoro che decide di realizzare riverberi diversi per ogni luogo e li ricava dal vivo, facendo esplodere dei palloncini nelle stanze del castello e registrando la differenza del loro suono.



Download:
FLVMP43GP


Nel frattempo io vado a castel Thun e faccio qualche ripresa per un trailer che presentiamo al Castello del Buonconsiglio.

Il 17 aprile il museo inaugura puntuale e se vi capitasse di passare, se avete seguito questa storia fin qui, non vi rimane che richiedere l’audioguida e perdervi nella storia del conte Matteo Thun.

Gu

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